Nella meditazione esistono due grandi possibilità: la meditazione con oggetto (meditazione riflessiva) e senza oggetto (meditazione recettiva). Con “oggetto” si intende un brano di un testo, un fenomeno della natura o una persona.
Nella “Nuova Volontà Yoga” si pratica la meditazione con un oggetto. Questo tipo di meditazione si presta per entrare in relazione con il mondo, con i prossimi e gli scritti spirituali e pertanto questo metodo favorisce lo sviluppo delle capacità relazionali. In questo processo si allenano le tre forze della coscienza: il pensare, il sentire e il volere.
Una domanda importante per la meditazione è il successo. Quando facciamo una qualsiasi attività, vogliamo anche riuscire con essa, vogliamo avere successo. Nella meditazione non dobbiamo però aspettarci il successo. Il successo viene da solo, non si può sforzarlo. Il successo è, quando il contenuto della meditazione si apre per noi e ci viene incontro (Le terza fase della meditazione, vedi qui).
Si potrebbe infatti dire che in primo luogo perdiamo qualcosa del nostro bagaglio di emozioni e dei nostri modelli abituali di pensare. La meditazione comporta anche una certa purificazione del nostro essere e favorisce l’instaurare di nuovi contenuti validi.
Heinz Grill descrive il processo così:
Per l’esercizio della concentrazione, come viene descritto qui, un piccolo paragone può offrire una prima immagine rappresentativa. Una pianta cresce dal seme, formando il gambo, le foglie e il fiore, nel quale concentra tutte le forze per la crescita del frutto o del seme. Il frutto contenente il seme è la parte più importante, che riceve l’attenzione maggiore da tutte le altre parti della pianta. Per questo le energie vitali essenziali retrocedono dalla loro azione formativa delle foglie e perfino del fiore, affinché il frutto possa crescere in modo ottimale. Per sviluppare la concentrazione, certe parti dell’essere umano devono ritirarsi, o certi pensieri, energie ed emozioni devono tacere, affinché pensieri più importanti o almeno un pensiero essenziale nell’esistenza umana spirituale riceva solida attenzione.
L’esercizio di concentrazione è un lavoro di delicato adattamento dell’individuo allo scopo di sciogliere rappresentazioni limitanti e ostacolanti; è un esercizio che porta a uno sviluppo sistematico di pensieri essenziali, proficui e scelti coscientemente.
(Dal libro “La nuova volontà yoga e la sua applicazione terapeutica”)
Non è quindi il senso della meditazione di trovare uno stato di benessere personale o perfino di illuminazione. Lo scopo è di contribuire qualcosa di sostanziale al bene comune, al bene degli altri o della natura. Per esempio nell’agricoltura biodinamica, fondata da Rudolf Steiner, lo scopo primario non è soltanto di ottenere l’alimento più sano possibile per il consumatore, ma lo scopo è più universale: è guarire la Terra con un’agricoltura sensata e un atteggiamento umano ragionevole. Nella meditazione bisogna evitare l’egoismo spirituale e favorire un altruismo adeguato.
Per la meditazione bisogna sviluppare un senso per il pensiero e le sue leggi. Questo è difficile nel tempo presente, perché per noi il pensiero è solo intellettuale e serve per fare operazioni logiche tipo: 23+52=75. Inoltre abbiamo spesso un sentimento che il pensiero è solo astratto e ci allontana dalla “pienezza” della vita dei sentimenti.
Chi però ha avuto una buona idea, sa che questa idea può riempirlo di gioia e entusiasmo, i quali sono sentimenti. Questo succede, perché il pensiero è un’entità spirituale che suscita un sentimento e infine ci sprona a realizzarlo (volere).
Il pensiero ha un significato e una grande forza. Quando pensiamo un contenuto vero o spirituale, lo mettiamo in un certo modo in vita. Nella meditazione eseguiamo la concentrazione su un’immagine, essa viene approfondita e diventa una sensazione libera. Pian piano viene una sensazione sommessa, l’immagine o il pensiero si apre per noi, ci viene incontro.
All’inizio è insolito di fare una concentrazione. Spesso la coscienza si distrae e dobbiamo tornare all’oggetto. Quando pratichiamo la meditazione con Heinz, viene creato da lui il pensiero e con esso l’etere. Noi non lo facciamo ancora dalla propria capacità, in questo momento lo fa Heinz per noi e così si impara meglio il principio della meditazione. Ma con un po’ di pratica, riusciamo anche noi a mantenere e creare un immagine.
Quando pensiamo un pensiero, esso esiste per noi ed esiste anche nella sfera circostante. Quindi aggiungiamo qualcosa di spirituale alla creazione o alla vita. Pensandolo diamo in un certo qual modo forza al pensiero, affinché possa realizzarsi nel mondo. Questo è il principio della meditazione: si focalizza l’attenzione e si pensa ripetutamente una idea vera di valore per il bene comune. Attraverso il pensare questa idea si rinforza e si può esprimere.
Effetti per la vita quotidiana
Con la meditazione il pensare e il sentire vengono allenati, questo dà un bel vantaggio per la vita. Inoltre ci alleniamo di entrare veramente in relazione con un oggetto della nostra scelta. Entriamo in relazione in modo che l’oggetto può svelare il suo essere interiore. Questo ci dà una ricchezza interiore notevole. Siamo connessi sia con lo spirito che con tutte le condizioni terrestri, perché creiamo una sintesi concreta tra le due. Quando conosciamo un oggetto, possiamo trattarlo molto meglio che senza conoscenza. Con pensieri autentici possiamo dare anche senso alla vita e contribuire al bene delle altre persone che ci stanno intorno. Non da ultimo favoriamo la salute, perché pensieri e sentimenti veri hanno un effetto benefico, al contrario di pensieri falsi, bugie, sentimenti esaltati o tristi.
Questo sentiero inoltre è senza pericolo, perché non richiede digiuno, ascesi o tecniche strane, ma favorisce la formazione concreta e logica del pensare, sentire e volere.