L’effetto strutturante del pensiero

Meditazione del 31.10.2015

Introduzione

(Questo sabato ha avuto luogo una giornata di studio, durante la quale i partecipanti hanno avuto modo di approfondire alcune idee basilari della Nuova Volontà Yoga e di praticare esercizi fisici dello yoga con Heinz Grill.)

È interessante osservare come solo dopo un pomeriggio di yoga il pensiero abbia un effetto strutturante su di noi, sul corpo. Il pensiero agisce su di noi dando al corpo una struttura né troppo rigida o severa, né troppo morbida o senza forma. L’esercizio permette al corpo di esprimere, attraverso questo processo, una forma strutturata, eretta ed anche sciolta.

Oggi inoltre viene nuovamente posta l’attenzione sull’importanza che ha, nella meditazione, avere un contenuto, un’idea o un pensiero. Perché durante la meditazione non vogliamo tornare in noi stessi, in una realtà solo soggettiva, vogliamo invece spostarci da noi stessi per metterci in relazione con una realtà esteriore, cioè con un pensiero. Perciò è indispensabile scegliere un contenuto per la meditazione. Un contenuto che rimanga fuori di noi, come un oggetto.

Questo contenuto lo dobbiamo proprio creare come un’immagine o un’idea. É come un oggetto concreto che osserviamo con gli occhi. Abbiamo, ad esempio, un pezzo di rame che possiamo osservare. Così possiamo porre la nostra attenzione sul pensiero, crearlo e osservarlo come se fosse un oggetto fisico posto al di fuori di noi. Il pensiero è una realtà metafisica mentre il pezzo di rame è una realtà fisica. Ma come il pezzo di rame esiste, così esiste anche il pensiero. Tutti i pensieri che creiamo hanno un’esistenza, sono reali.

In Sanscrito ci sono due termine asat: non-essere e sat: essere. Un verso delle Upanishad descrive questa realtà del pensiero “asato ma sat gamaya”: guidami dal non-essere verso l’essere. Significa che il pensiero non esiste o esiste. Non è stato creato e quindi non esiste, oppure è stato creato come un’immagine con una rappresentazione e quindi esiste.

Il pensiero è come un esistenza metafisica che possiamo osservare. É come un sole. Quanto più a lungo poniamo la nostra attenzione al pensiero, tanto più esso arriva a strutturare il corpo, a dare un calore che viene dall’esteriore. Il pensiero è una realtà metafisica che viene dal cosmo o da fuori. Agisce su di noi generando calore che penetra il corpo fino alle cellule.

In questo senso possiamo distinguere due tipi di calore.

Un tipo di calore da noi ben conosciuto è quello che si produce con il metabolismo: se mangiamo del cibo, la digestione sviluppa in noi calore. Oppure quando pratichiamo uno sport, sudiamo. È un processo centrifugo. Da un centro, dal corpo si produce calore.

Esiste però un altro processo di calore meno conosciuto che è centripeto. Esso viene dal cosmo e, tramite il pensiero, arriva al corpo. Durante la concentrazione sul pensiero, la nostra attività consiste nel creare l’immagine del pensiero e nel porre la nostra attenzione a questo pensiero per un certo tempo. L’azione del pensiero su di noi, sul nostro corpo rimane libera, senza il nostro intervento. La nostra attività consiste solo nel mantenere l’attenzione sul pensiero. Il pensiero agisce su di noi da solo. Questa azione è un processo di calore che dall’esteriore si rivolge al corpo e lo penetra fino alle cellule. È un processo centripeto. Dall’esteriore verso un centro.

Per la meditazione possiamo prendere questa immagine, la dobbiamo creare finché il pensiero diventa chiaro e presente. Non dobbiamo ricadere in noi stessi, in un sentimento troppo soggettivo. La meditazione è in questo senso un lavoro.

Il pensiero della meditazione

Il pensiero è come un sole, agisce da fuori verso un centro. Genera calore che penetra il corpo fino alle cellule. (Dal metabolismo invece si crea calore in modo centrifugo.)

Dopo la meditazione

Mentre il pensiero produce un tipo di calore che dall’esterno si porta verso un centro, (Heinz Grill lo rappresenta con un gesto che evoca un imbuto), il metabolismo produce un tipo di calore che da un centro si sposta verso l’esterno.

Durante la meditazione la volontà trova un’altra direzione rispetto a quando si pratica un’attività sportiva, nel senso che la volontà viene usata con accuratezza per mantenere la nostra attenzione al pensiero, senza afferrarlo.

Per le prossime ore, rimanete un po’ attenti al pensiero che avete creato così da poterlo conoscere come realtà metafisica.