Le forze di saggezza nella vita e il significato elementare di singole piante
L’intera natura consiste in un ordine concreto che sta in relazione con la vita personale dell’essere umano. La natura è in se stessa un’espressione di purezza e sul gradino della vita rappresenta una perfezione apersonale. Dalla montagna fino al singolo minerale, dagli alberi fino al fusto di erba, e anche nelle condizioni del tempo, nelle stagioni, nei ritmi della crescita e della riproduzione esiste un’armonia sapiente. Quando gli occhi guardano al mondo versatile delle piante, una volta germogliante, l’altra volta avvizzente, essi non possono scorgere alcuna disarmonia. Ogni singolo essere vegetale possiede una sua propria struttura incantevole. La natura è estetica nella sua varietà e nel singolo dettaglio. Un albero, con o senza foglie, sottile o forte, è sempre estetico, perché sapienza compiuta lo permea come forza creatrice. Ma anche l’anno con le sue stagioni è espressione di una spiritualità superiore e sapiente. Viene l’estate e porta la fioritura delle piante ad un culmine crescente, al quale segue l’autunno con l’ingiallire, l’appassire e riposare. La natura, i ritmi in essa, i tanti fenomeni del germogliare, spuntare, fiorire e prosperare, e anche l’appassire, il perire e riposare sono create in un’armonia sapiente e rappresentano una realtà naturale apersonale della purezza…
La persona che vuole sperimentare l’elemento elevato o la dimensione sapiente nella creazione e gli influssi spirituali presenti in essa, di regola deve all’inizio sviluppare un senso interiore. L’animo umano che tende così tanto al nervosismo e alla irrequietezza deve quasi sempre imparare prima l’osservazione spassionata, libera di emozioni, ma nonostante concreta. Gli occhi fisici non possono vedere le forze spirituali essenziali e luminose che lavorano in un gioco della natura. Per tale scopo devono essere sviluppati occhi interiori, che si evolvono nel corpo sottile, mediante una formazione adeguata. Tali occhi interiori maturano infine a diventare un comprensivo nuovo organismo sensoriale e in modo sensibile danno la risposta alle domande rispettive. La risposta viene data da quella regione come un bagliore fine della percezione aumentata. Essa riposa in un latente mondo dell’anima interiore che nella maggior parte non è ancora sviluppato. Quando esso viene risvegliato mediante esercizi coscienti, regala impressioni aumentate ed un sentimento profondo sulle azioni sottili ed essenziali che la natura rivela. Le domande che indirizziamo alla natura e che elaboriamo mediante osservazioni adeguate e il corrispettivo lavoro del pensiero, da una luce dell’anima edificante e rivelante si rispondono poi da sé.
Si dedichi per alcuni minuti a un’osservazione di un qualsiasi fenomeno della natura a seconda la sua scelta. Osservi in modo spassionato, con un’attenzione mentale mirata, ma non rigida l’apparenza esteriore del fenomeno come il colore, la forma, la struttura e le condizioni. Poi si pone la domanda: “che cosa sono le forze sapienti della natura?”, o anche la domanda: “quali sostanze lavorano a questo fenomeno?” L’osservazione concreta si fa una prima strada attraverso la boscaglia dei tanti processi di pensiero che mulinano alla rinfusa e che spesso sono accompagnati da emozioni e desideri. Quando invece l’osservazione viene indirizzato per alcuni minuti a una cosa e si pone nel centro una domanda sul significato superiore della cosa, nella consapevolezza risulta una prima direzione e una centratura naturale dei pensieri nella rappresentazione formandosi…
L’esercizio può essere praticato con diverse piante scelte. Mediante l’osservazione concreta e intensa di un fiore, di un albero o di un’altra pianta risulta un’impressione più profonda nella consapevolezza e un primo senso per il segreto interiore di un essere che dimora in una forma terrestre. L’esercizio con un procedimento dettagliato sarebbe molto importante per il terapeuta che prescrive ai suoi pazienti preparati in base a piante ed erbe, perché egli sviluppa un senso profondo e sensitivo per l’assegnazione elementare che una pianta o un’erba possiede al corpo umano e la sua fisiologia. Ma gli esercizi possono portare un sentire caloroso, edificante, rafforzante e purificante anche per colui chi è malato o anche per chi vuole sviluppare una consapevolezza religiosa o una religiosità della natura più profonda.
Osservi per esempio la spiga di un cereale, che si erge nel campo in modo finemente librante con le sue ariste tenere come un opera d’arte delicato. Lo sguardo scivola attraverso il fusto con le foglie poco aderenti verso la spiga. Quale colore ha la pianta? Dove e su quali terreni cresce? Quale significato possono avere le ariste lunghe, finemente articolate? Lo sguardo, abbinato con domande concreti e pensieri naturali, dovrebbe condurre a un’impressione più profonda. Questa impressione dovrebbe ora riverberare nella memoria e dovrebbe essere rievocata nella memoria dopo alcune ore o un giorno più tardi. Forse l’osservazione della stessa spiga di un cereale necessita alcune ripetizioni e Le guiderà attraverso alcuni ricordi e attraverso le giornate a un vero immagine e una rappresentazione luminosa. La consapevolezza di solito ha bisogno di un accordo ritmico di ripetute contemplazioni attive, seguite da pause, e ha bisogno del lavoro della memoria, e solo con il tempo si risvegliano le impressioni fini e soprasensibili del significato elementare di una pianta.
L’osservazione di una spiga di cereale condurrà di regola a un’impressione profonda, calda nel cuore e apparirà come l’immagine di una luce curativa e addirittura quasi sacra e dorata. Il cereale è il nutrimento spirituale che porta il fuoco e la luce del cielo ed è pertanto la pianta dorata e il nutrimento adatto per la spiritualità.
O osserviamo la malva con i suoi fiori belli e forti, di colore carminio. Con il tempo conseguiamo un’impressione della sua azione calmante e armonizzante, e tale impressione si svilupperà spesso già con i primi ricordi alla sua forma. La malva è una pianta calmante che è adeguata come tisana per la sera e che vuole accordare il metabolismo spesso così agitato e infuocato con i nervi che lavorano di più in assonanza.
Un ulteriore esempio di come può essere il risultato di un esercizio è il seguente: uno sguardo agli alberi d’olivo che con una copiosità vitale e una struttura delle foglie tenace simboleggiano una forza incredibile, conduce alla scoperta del valore elevato degli olivi e il loro olio. L’oliva cresce su un albero che con il suo elemento legnoso terrestre non assume un grande volume. Le foglie e il suo essere rotondo e verde mostrano però la natura cosmica, vitale dell’albero. L’oliva perciò è una sostanza che rafforza l’uomo decisamente e che può essere utilizzato in modo semplice in caso di molte malattie. Quando guardiamo a questi alberi d’olivo i nostri cuori acquisiscono anche impressioni di un essere cosmico che lavora a questo albero e assimiliamo questo essere anche per un certo grado.
Mediante la sua pratica accurata questo esercizio dell’anima conduce, se viene praticato una o due volte al giorno, a un aquietamento naturale, a un accordo fra il mondo interiore e quello esteriore, a una devozione profonda per la natura e a una vita sentimentale edificante nell’animo. È l’esercizio che agisce attraverso il suo carattere in modo stimolante e formante sul plesso solare. Attraverso esso risulta un senso per il dare nel pensiero.
(Heinz Grill in “Yoga e cristianesimo”, non ancora tradotto)
Osservazione di una pianta in tre fasi:
(estratto da una conferenza sull’etere della luce)
Prima fase
Prendiamo la rosa per un esercizio. Il primo passo è di andare verso l’oggetto con l’osservazione. Dobbiamo accompagnare l’osservazione sempre con un pensiero o una domanda. Possiamo per esempio prendere la domanda di una delle seguenti qualità: come è la luce, la crescita, le ariste, l’atmosfera, le forme, l’etere di fuoco ecc. Sono possibili tanti pensieri. Il pensiero guida la nostra percezione e l’attività della consapevolezza. Abbiamo bisogno di 2 – 3 minuti, non troppo, perché se è troppo, può essere che i sensi si perdono.
Seconda fase
Abbiamo praticato anche il secondo passo la volta scorsa, il ricordo. Ricordiamo ciò che abbiamo visto. Il ricordo vuol dire che ricostruiamo nella nostra mente l’immagine dell’oggetto. Questa ricostruzione dell’immagine è importante, perché così creiamo attivamente un’immagine fedele, precisa e quindi oggettiva nella mente. Altrimenti c’è il pericolo di rimanere con l’esercizio nelle emozioni soggettive, senza vedere veramente l’oggetto. Potrei per esempio associare la rosa rossa con l’etere di fuoco, perché rosso sarebbe un segno di calore. Così siamo subito nella speculazione, perché così siamo nel soggettivo. Per questo motivo nella fase del ricordo non guardiamo più all’oggetto, lasciamolo al lato, e ricordiamo, ricostruiamo questa immagine nella memoria. Eseguiamo questa seconda fase per uno, due, tre o anche cinque minuti.
Se non riusciamo a ricordare bene l’immagine, possiamo aprire gli occhi e osservare di nuovo l’oggetto. Che forma è visibile, che colore, che ritmo nelle foglie, che ritmo nelle strutture, ecc.? Se possiamo ricordare abbastanza, questa immagine vive attorno di noi, vive alla fronte di noi.
Terza fase
Per il terzo passo, la nostra meditazione, rimaniamo con l’immagine creata in tal modo e aggiungiamo un pensiero. Osserviamo l’immagine dell’oggetto e il pensiero contemporaneamente. Pratichiamo la meditazione per circa 15 minuti. Se osserviamo solo questo oggetto, non abbiamo un pensiero. Il pensiero è molto importante, perché il pensiero apre la prossima porta. Se abbiamo solo l’oggetto e vorremmo vedere l’etere, non funziona, perché non abbiamo una linea. Il pensiero è quasi come la chiave, perché è così che il pensiero proviene come gli eteri dal sole. Il sole è la sorgente per gli eteri. Il sole è la forza creativa, essa risiede nel sole. Il sole porta la luce fisica e nella luce fisica abita quella eterica. E questa luce eterica fa qualcosa. Questa luce eterica porta sempre l’idea. Nell’etere della luce dimora l’idea. Per questo motivo dobbiamo aggiungere sempre un pensiero all’osservazione, perché questo pensiero è come la chiave che apre la serratura. Non dall’oggetto risplende l’etere, ma dal pensiero che viene aggiunto, risplende questa nuova luce. Uno spazio si apre dal pensiero. Non dobbiamo dimenticarlo.