La meditazione di un testo o di un mantra
(tratto dal libro “La nuova Volontà Yoga e la sua applicazione terapeutica” di Heinz Grill)
Per l’esecuzione pratica può essere utile uno schema facile di procedimento:
sedetevi a gambe incrociate con la colonna vertebrale eretta, o nel loto o sui talloni su una coperta ripiegata. Se questa posizione seduta sul pavimento crea difficoltà, un supporto appropriato come un cuscino stabile può facilitarla. Ma è anche possibile eseguire l’esercizio su una sedia o perfino in aeroplano. È importante che la schiena sia eretta, perché questo atteggiamento ben formato e leggero permette una percezione a livelli più sottili in modo rilassato. Per l’esercizio di concentrazione gli occhi possono anche rimanere aperti. All’inizio il contenuto dell’esercizio non dovrebbe andare al di là di un’osservazione semplice e concreta del corpo fisico. Osservate possibilmente in sequenza le diverse parti del vostro corpo come le gambe, le anche, la parte inferiore, mediana e superiore della schiena, le spalle, la nuca, il viso e la fronte. Rilassate il busto e la zona dell’addome, e lasciate fluire il respiro in un ritmo naturale e rilassato. Tramite questa osservazione date ai pensieri una prima direzione verso un obiettivo, con anche semplici analogie e una sequenza ordinata.
Questa prima attività di osservazione non dovrebbe durare più di due minuti, perché altrimenti si fissa troppo l’attenzione sulla propria sfera personale.
Dopo l’attenzione al corpo segue l’attenzione alla propria psiche, che di nuovo viene osservata in modo molto concreto, analogamente a quanto fatto prima con il corpo. Osservate il vostro pensare, così come avete guardato mentalmente le vostre spalle nella prima parte dell’esercizio. Rivolgete inoltre l’attenzione alle diverse emozioni e ai diversi moti dell’animo, che come diverse correnti continuamente si esprimono nella forma di onde gradevoli e sgradevoli. In questa seconda parte dell’esercizio i pensieri e le emozioni vengono riconosciuti in qualità di forze esterne, osservate come dalla posizione di un testimone. Sono forze essenziali o creazioni, sostanzialità fini, che continuamente accompagnano la coscienza sveglia durante il giorno. Di regola l’Io, o il Sé, è immerso in questo gioco infaticabile di sostanze psichiche, e si identifica con le emozioni corrispondenti, gradevoli o sgradevoli, come anche con i desideri e le intuizioni di idee emergenti. Tramite l’esercizio dell’osservazione concreta e neutrale nasce una prima consapevolezza per le proprie energie psichiche interiori, e il risultato conduce a una calma interiore.
Anche questa osservazione non dovrebbe durare troppo lungo, perché non possiede ancora un contenuto mentale, mirato ad un obiettivo. Dovrebbe piuttosto creare una visione d’insieme e un primo scioglimento dalle strutture psichiche abituali e spesso irrequiete.
I due primi passi dell’esercizio di concentrazione guidano all’attenzione concreta rispetto al proprio corpo e alle sue energie psichiche, ad una visione d’insieme chiara e ad una prima percezione differenziata. Questi due passi preliminari dell’esercizio devono essere sviluppati di nuovo ogni volta e quindi ogni giorno. Come un muratore deve preparare la malta ogni volta a nuovo, perché altrimenti essa diventerebbe solida, così il praticante deve esercitarsi sempre e nuovamente nella concentrazione e sviluppare i passi preliminari per la chiarezza interiore, per l’osservazione e la visione d’insieme dei propri pensieri, al fine di non sottostare a proiezioni latenti e nascoste, e affinché i pensieri non diventino una realtà rigida e posseduta dalla consueta dinamica della mente razionale. Qui diviene chiaro che non si può possedere una verità. Le verità devono essere sperimentate e riconosciute nuovamente tramite il processo creativo della concentrazione. Si raccomanda di utilizzare contenuti di testi validi ed elevati. Quindi si possono rafforzare i pensieri nella concentrazione mediante il processo del pensare.
Con una certa perseveranza e pazienza il praticante sperimenterà una separazione tra le proiezioni del proprio mondo interiore, che perlopiù si manifestano come onde psichiche irrequiete o intorpidite, e la realtà esterna del mantra o dell’oggetto della concentrazione. ………………..
Il mantra, la parola ispiratrice o il contenuto elevato ed impegnativo, il verso santo, o anche l’immagine concreta artistica di un’espressione nobile devono ora prosperare per mezzo di questa modalità di considerazione, per diventare una rappresentazione ampia, più viva e mobile, crescente in se stessa. Dalla luce concreta dell’osservazione, dell’attenzione e del pensare autonomo il contenuto letterale, si risvegliano come un fiore l’ampiezza cosciente e la realtà delicata dallo spazio invisibile. I pensieri che sono in analogia con il mantra o il verso, possono essere accettati dalla guida della consapevolezza e possono aggiungersi all’immagine iniziale e al contenuto oggetto di considerazione. I pensieri che acquisiscono significato possono forse essere di varia natura, e infine devono ricevere la loro giusta attinenza e il loro senso. L’immagine può allargarsi nella sua sostanza concreta ad una conoscenza ampliata e a una maggiore rappresentazione.
Ammettiamo che stiamo riflettendo sul seguente mantra: “Nel ricevere c’è il dare”. Il senso di questo mantra è cifrato, e pertanto senza un ulteriore lavoro di meditazione e concentrazione questa frase non può essere compresa immediatamente. Il praticante, dopo aver assolto il lavoro di preparazione, dirige l’attenzione su questa frase e ragiona in modo concreto e meditativo sulle singole parole. Considera le parole come un oggetto fisico, che egli può guardare con gli occhi.