Che cosa rimane dopo la morte

Meditazione a Lundo sabato 16 febbraio

Heinz Grill accoglie i partecipanti alla meditazione a Lundo e riprende l’argomento su che cosa rimane per la vita dopo la morte. Erano presenti italiani, slovacchi e tedeschi. Lui ribadisce l’importanza di praticare una tipologia di meditazione che edifichi l’anima, per coltivare valori durevoli, non metodi che vincolino o creino legami per la vita dell’anima. Attualmente esistono molti metodi di meditazione, ma 70 o 80 per cento di questi metodi creano costrizioni e legami, pertanto sono valori materialistici, solo per il mondo fisico.

Quali sono i valori che creano libertà? Quali sono i valori durevoli e che rimangono per la vita dopo la morte?

Quando lavoriamo con un tema di conseguenza avremo un sentimento che ciò sia vero o meno, questo accade tramite il confronto, di tal modo potremo avere una maggior comprensione per questo tema.

Per la meditazione occorre un’attività ordinata.

Si potrebbe dire che la volontà sia come il Sole, i sentimenti ricettivi e il pensare concreto ed attivo. Si dovrebbe ritirare un po’ la volontà, e mantenere l’osservazione per il contenuto del pensiero molto attiva, non un’attività intellettuale ma un osservare attivo l’oggetto del pensiero. Possiamo osservare e percepire il contenuto, essere attivi e capire che cosa fa il pensiero. È una attività, una forza di osservazione, non un saltare da un pensiero all’altro. È necessario una pura osservazione del pensiero e perché un valore possa durare dopo la morte non dovrebbe essere materialistico. Heinz ricorda ciò che Rudolf Steiner diceva sull’utilizzo della respirazione.

Un esempio: la posizione sulle spalle

Pratichiamo per la nostra salute, per il nostro vantaggio e usiamo la forma per noi stessi. Iyengar descriveva la posizione sulle spalle come uno dei migliori esercizi per la salute, questo è un approccio più materialistico. Un altro modo sarebbe imparare a conoscere la posizione, tramite una ricerca, entrando in un’intensa relazione per comprendere la posizione. Con questo paragone possiamo capire ciò che R. Steiner diceva sulla respirazione e il valore nel dopo morte. Cosa intendeva? Cosa fa in generale e con cosa si rapporta il respiro? Entriamo in una ampia relazione con il mondo esterno, universale.

Si potrebbe dire che come è la condizione del respiro durante la vita cosi si troverebbe l’anima dopo la morte. Nella vita le cose svaniscono ma le relazioni no. Pertanto R. Steiner descrive nella respirazione la relazione, questo rimane dopo la morte.

Heinz dice che la meditazione dovrebbe portare ad una più grande capacita di relazionarsi con l’oggetto e non usarlo per trarne un vantaggio per noi stessi. La meditazione non dovrebbe creare una bolla interiore, ma tramite la relazione ampliare i valori per l’essere umano. Le relazioni, e i veri rapporti che creiamo rimangono, invece i vantaggi che vogliamo avere per noi stessi, questi svaniscono.

Prendiamo questa frase per la meditazione, molto chiara.

Che cosa rimane dopo la morte? La relazione, invece la materia no.

Questi contenuti possiamo pensarli più volte e porci anche la domanda.

La meditazione non dovrebbe essere un’immersione nella nostra interiorità con soggettività, ma entrare in relazione con interesse e di modo concreto con un argomento.

V.